herpesvirus canino...

una malattia che compromette la buona riuscita degli accoppiamenti negli allevamenti canini...

L’Herpesvirus Canino o CHV è un virus che, se presente in allevamento, può determinare serie problematiche in riproduzione. È per questo motivo che occorre una conoscenza approfondita della malattia per poterne prevenire e combattere le conseguenze. La malattia, per quanto riguarda la sua eziologia, è determinata dal Canine Herpes Virus (da qui la sigla CHV), il quale ha in comune con il virus dell’Herpes Simplex umano e con l’Herpesvirus Felino  di tipo 1 ben il 51% dei caratteri genetici. È un virus facilmente inattivabile dalla maggior parte dei disinfettanti e solventi lipidici (etere, cloroformio) e dal calore (bastano 56°C per 5-10 minuti o 37° per 22 ore). Gli ospiti prediletti sono i canidi domestici e selvatici.

Per quanto concerne, dunque, la patogenesi, occorre sapere che i cuccioli di madri infette possono acquisire l’infezione in utero, oppure durante il passaggio attraverso il canale del parto; ancora, è possibile che un cucciolo sano assuma l’infezione dal contatto con un cucciolo infetto, dalle secrezioni oronasali della madre. I cuccioli che contraggono l’infezione a meno di una settimana di vita sono purtroppo destinati a soccombere, invece sembra che cuccioli che la contraggono dopo le due settimane siano maggiormente resistenti ed in grado di sviluppare la malattia in forma lieve e asintomatica. Gli adulti contraggono l’infezione herpesvirotica solo a livello oronasale, tonsillare, ai linfonodi retrofaringei, ai linfonodi bronchiali, al polmone e a livello del tratto genitale.

INFEZIONE IN UTERO: gli effetti secondari di una infezione contratta in utero sono strettamente connessi al periodo di gravidanza in cui essa si verifica. La cagna, dal canto suo, anche senza manifestare palesemente segni clinici, può abortire, essere infertile o dare alla luce cuccioli disvitali. Quando il parto viene correttamente portato a termine, i cuccioli infetti sviluppano in genere l’infezione sistemica entro i 9 giorni dalla nascita.

INFEZIONE PER CONTATTO ORONASALE: come è noto, il cucciolo viene energicamente leccato dalla madre al momento della nascita. È proprio questo il momento in cui un cucciolo che sia nato sano, poiché la madre risulta colpita solo a livello respiratorio e non del tratto genitale, rischia un contagio. Dopo il contatto, il virus penetra attraverso i macrofagi dell’orofaringe nel torrente circolatorio, scatenando l’infezione sistemica in 3-4 giorni. Trascendendo dalle lesioni specifiche che via via vanno sviluppandosi ed estendendosi ai vari organi e apparati del cucciolo, diremo solamente che un cucciolo infettato per la via oronasale sviluppa una meningoencefalite. Tuttavia i segni della malattia a carico del sistema nervoso centrale, in condizioni normali, non fanno in tempo a comparire poiché i cuccioli muoiono prima della loro insorgenza per una malattia sistemica.

INFEZIONE DEL TRATTO GENITALE NELL’ADULTO: i cani infetti manifestano, generalmente, delle lesioni di tipo papulo-vescicolare a livello vaginale nella femmina e prepuziale nel maschio. Sono segni altalenanti e non sempre ravvisabili. I cani infetti possono trasmettere l’infezione alle cagne durante l’accoppiamento.

INFEZIONE RESPIRATORIA NELL’ADULTO: in genere il CHV non è la causa primaria di una malattia respiratoria ma può risultare concomitante a casi di cimurro o congiuntivite acuta.

La difficoltà diagnostica della malattia è sostanzialmente dovuta al fatto che non sono stati sinora notati segni premonitori di malattia o non è stata riportata anamnesi di mortalità neonatale in cagne che perdono le cucciolate per CHV. Infezioni transplacentari possono avvenire da metà a fine gestazione e causano in genere aborto di feti morti o mummificati; cuccioli nati morti, prematuri o deboli e neonati piccoli possono esserne altro riscontro. La morte di cuccioli in età inferiore alla settimana è poco comune e, con molta probabilità, indica una infezione “in utero”. Tra i cuccioli nati vivi all’interno di una cucciolata, qualcuno può non essere colpito. Il rischio di morte della cucciolata è maggiore se l’infezione viene contratta dopo il parto e si scatena con una malattia acuta e fatale che porta a morte i soggetti tra 1 e 3 settimane di vita. I cuccioli infettati appaiono apatici e depressi, perdono interesse ad alimentarsi, hanno di solito un costante calo di peso corporeo e producono feci molli e giallo-verdastre. Piangono in continuazione e mostrano insofferenza alla palpazione addominale. Spesso può manifestarsi una rinite con scolo nasale da sieroso ad emorragico, molto più di frequente muco purulento. Prima della morte, i cuccioli perdono coscienza e possono manifestare convulsioni e atteggiamento di opistotono (tendono ad estendere la testa verso l’alto e all’indietro, con gli arti estesi a loro volta). Soggetti di età superiore alle 3-5 settimane possono manifestare una leggera o inapparente infezione alle vie respiratorie superiori. In questi cuccioli è raro che la malattia risulti fatale, ma è stato comunque documentato qualche caso di morte improvvisa tra le 8 e le 10 settimane.

La diagnosi del CHV è fondamentale in allevamento o comunque quando si decida di riprodurre i propri soggetti. Nei cuccioli appena nati, l’unico riscontro che può dare un sospetto di infezione è una marcata trombocitopenia e una notevolmente aumentata attività dell’ALT. Esistono due modalità per la diagnosi: è possibile, sottoponendo i cuccioli deceduti ad opportuna autopsia, isolare il virus dai parenchimi di organi come milza, linfonodi, reni e ghiandole surrenali, fegato. Nei cuccioli vivi con infezione respiratoria è possibile isolare il virus dalle secrezioni da essi prodotte. La seconda modalità diagnostica è data dai test sierologici. Il risultato di sieropositività può anche indicare la sola esposizione al virus senza una infezione necessariamente attiva.

Per la terapia, occorre sapere che è quasi impossibile riuscire a recuperare lo stato clinico di cuccioli infetti, a causa della rapida progressione della malattia che spesso ne determina la morte ancor prima della comparsa dei segni clinici. In sostanza, date le elevate limitazioni dimostrate da esperienze empiriche nel tentativo di recuperare intere cucciolate, l’unica terapia possibile è data dalla prevenzione.

Facciamo una premessa: la bassa frequenza di epidemie cliniche e la bassa immunogenicità del virus CHV sono di scarso stimolo alla produzione di un vaccino commerciale per questa malattia. Il vaccino attualmente in commercio in Europa contro il CHV si è dimostrato di scarsa potenza nella protezione a lunga durata. Per contro, anche vaccini a virus vivo e non inattivato come quello disponibile in commercio possono sì ridurre il rischio di mortalità nei cuccioli, ma sono in grado di sviluppare nel soggetto immunizzato una malattia latente, aumentando il rischio di provocare una epidemia di infezioni latenti.

Su basi pratiche, l’eradicazione del CHV in canili o allevamenti si è dimostrata pressoché impossibile. Né il parto cesareo né l’inseminazione artificiale sono in grado di annullare o ridurre il rischio di infezione. I soggetti sospetti o con malattia conclamata dovrebbero essere eliminati dalla riproduzione, ma ciò comporta ovviamente serie ripercussioni economiche sull’allevamento del cane di razza. Spetta all’allevatore coscienzioso riconoscere che un soggetto infetto può rappresentare un serio pericolo non solo per sé stesso e per la sua progenie, ma anche per le cucciolate di cagne mantenute nello stesso ambiente per i contatti che il soggetto sospetto o infetto con esse può avere, oltre che con i riproduttori ad esso proposti.